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Ma siamo ancora in tempo per salvare il mondo?

Ecco questa è una domanda che ci balena in testa da un pò di anni ormai. 

Non so voi, ma alla fine della fiera noi ci sentiamo sempre un pò ipocriti ad arrogarci il diritto di dare una risposta. 

Viaggiamo tanto (preferendo sempre scelte sostenibili) e amiamo la natura. 

 

Qualche mese fa abbiamo fatto un roadtrip di due mesi, esplorando la Norvegia e le Isole Lofoten. I paesaggi erano fantastici, la natura incontaminata ci ha abbracciati e coccolati ogni singolo giorno. 

Ma, non potevano fare a meno di chiederci: chi sta rovinando tutto questo? 

E si perché a volte quando un problema sembra così lontano, non ci accorgiamo della sua esistenza. Nella nostra parte di mondo, accadono poche cose, eventi sporadici e quindi ci limitiamo a dire "che sarà mai". 

Purtroppo, non è così.

Pochi mesi dopo, abbiamo deciso di fare un altro roadtrip, in Islanda. Anche stavolta ci siamo ritrovati immersi in un paesaggio quasi fiabesco.

Colori e paesaggi incontaminati, imponenti ghiacciai e infinite cascate riempivano i nostri occhi di meraviglia ogni singolo giorno. 

Anche se, non abbiamo potuto fare a meno di notare come nel corso degli anni i ghiacciai islandesi sono cambiati. 

E proprio in quel momento ci siamo posti una domanda: ma cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per dare il nostro contributo al mondo? 

Ci siamo dati una risposta, ma prima partiamo da una ricerca. 

Ad oggi sappiamo che la moda, quella che amiamo, ci sta fregando. E no, non è una frase fatta. Ogni volta che compriamo quella maglietta da 5 euro, stiamo contribuendo a qualcosa di grosso. Qualcosa di sporco. Qualcosa che non possiamo più ignorare.

 

Il vero costo di ciò che indossiamo 

Scoprire che per produrre una singola maglietta servono 2.700 litri d'acqua è stato un pò scioccante, lo ammettiamo.

Sono quasi tre piscine olimpioniche per un capo che probabilmente finirà dimenticato in fondo all’armadio. E l’emissione di CO2? L’industria della moda genera più gas serra di voli e trasporti marittimi messi insieme. Questo è il prezzo della velocità. Questo è il prezzo del fast fashion.

Ma basta vittimismo, ecco un pò di consigli per diventare rivoluzionari: 

1. Compra meno, ribellati di più

Non farti fregare dalle tendenze. Comprare meno non significa rinunciare allo stile. Significa fare scelte che durano. Prendi capi che raccontano qualcosa. Che valgono qualcosa.

2. Rivoluziona il tuo guardaroba

Scambia, reinventa, ridipingi. Trasforma quel vecchio jeans in qualcosa di nuovo. Se proprio devi disfartene, regala. O vendi. O scambia. L’importante è non buttare.

3. Sii un cacciatore di tesori vintage

I negozi di seconda mano sono il nuovo lusso. Pezzi unici, storie vere. Ogni capo è un viaggio. E, fidati, è molto più figo dire: "L’ho trovato in un mercatino" che "L’ho preso da Zara".

4. Ripara, non mollare

Hai un buco nel maglione? Riparalo. Una zip rotta? Aggiustala. Non cedere alla mentalità usa e getta. Ogni capo salvato è un calcio in faccia al fast fashion.

5. Cambia il modo in cui lavi

Lava meno. Lava meglio. Usa detergenti che non distruggano il pianeta. E, per favore, evita l’asciugatrice. Il sole è gratis.

La nostra risposta si chiama: Granola

Abbiamo creato Granola perché crediamo si possa dare il via ad una piccola rivoluzione

Granola è un invito. A fermarti. A pensare. A rallentare.

Siamo è qui per dirti che un altro modo di vestire è possibile. Che puoi essere alla moda sempre ed abbracciare il mondo. Che il cambiamento inizia da ognuno di noi. 

Granola vuol dire smettere di seguire le regole e decidere di indossare capi che non passeranno mai di moda.